Perché chiamarla “Carne vegetale”?
Perché chiamarla “Carne vegetale”?
Un utile controsenso:
dare contenuto etico ai nomi della barbarie
Domanda di un lettore a Piaceretica:
“Perché inventare la pseudocarne quando molti vegetariani e vegani sono animalisti e la parola carne non la vogliono sentir nominare per rispetto degli animali?”
Risposta:
Un nome è importante perché definisce le cose e per intenderci su di esse. Perciò lo è anche la questione posta dal lettore e da tanti altri, conversando comunemente.
Parliamo quindi dei nomi da assegnare a quei cibi evitati dai vegani – cioè corpi animali e loro derivati come latte, uova, miele – ma “ricreati” in modo simile per aspetto e gusto utilizzando cereali, legumi e altri vegetali.
Sono stati ricreati in questo modo moltissimi prodotti, dai formaggi alla pasticceria, a condimenti quali maionese, besciamella, creme, panna e così via, tutto rigorosamente composto di materie vegetali.
È stata prodotta anche la carne vegetale ottenuta con diversi impasti a base di grano, soia e altri legumi. È offerta nei supermercati in molte varianti appellate con i medesimi nomi di quelli incriminati: hamburger, spezzatino, bresaola, würstel, salame, porchetta, fiorentina…
Sono tipi di merce – e di nomi – che più impattano su certe sensibilità.
Per alcuni, pur sapendo che si tratta di composti puramente vegetali, quei nomi e quel “carne” generano una resistenza. Il motivo dell’impatto è ovvio, il termine “carne”, di per sé, è intriso di sangue. Nel campo alimentare, è ciò che richiama al peggiore dei luoghi creati dalla razza umana: il mattatoio. Il luogo emblema di ogni tipo di orrore inferto a soggetti inermi, Animali e umani che siano (per questi ultimi valgano i campi di tortura, concentramento, sterminio e quant’altro).
Dunque, come chiamare questi prodotti? Che nuovi nomi trovare per definirli? Perché chiamare un impasto vegetale con un nome, “carne”, che in realtà dovrebbe ripugnare?
Naturalmente do una risposta personale, poiché ognuno pensa come vuole e si regola di conseguenza. Tuttavia, trovo confortante il fatto che ormai, o comunque per adesso, si affermino nel parlare comune i medesimi nomi sia per i prodotti di origine animale sia per i preparati vegetali sostitutivi. Questa dei nomi mantenuti è una semplificazione propizia.
Una semplificazione che trovo non ledere, bensì il contrario, la difesa degli Animali, i quali non costituiranno più l’unica carne disponibile sul mercato, dato che una carne “diversa”, sempre più in diffusione, ne risparmierà man mano i corpi.
Una semplificazione vantaggiosa per tutti.
Pensi solo sul piano pratico ad un esempio spicciolo: lei pubblica nel suo blog una squisita ricetta vegan di polpette al sugo e le chiama “Cocchette al sugo”. Io che sto cercando sul web ricette di polpette al sugo forse mi perderò la sua.
C’è anche la tradizione che agevola: non veniva già appellata “polpa” la parte consistente del pomodoro o della frutta? Lenticchie e fagioli non venivano altrimenti detti la “carne” dei poveri?
Ora il punto conclusivo. Dal profilo nutritivo tutti gli elaborati vegetali, realizzati in modo casalingo o aziendale, dalle cotolette alla mozzarella e fino al tiramisù, non sono essenziali a nutrire il corpo umano, capace com’è di funzionare al meglio unicamente tramite frutta, verdure crude, semi e semini vari. Tali cibi elaborati servono solo a soddisfare i palati dei golosi, come sfizio ogni tanto, a preparare qualcosa in più in occasione di un banchetto con amici, di una cena con ospiti e così via.
Detto ciò, occorre sottolineare il fatto che assolvono un’importantissima funzione: aiutano concretamente alcune tipologie di persone nella fase di transizione dal cibo latteo-carneo a quello vegetale.
I nomi, l’aspetto e il gusto della “carne vegetale” sono un controsenso utile e direi prezioso in questo periodo storico, poiché agevolano al grande passo moltissime persone desiderose di mutare il loro stile alimentare.
Sarebbe bello s’avverasse il giorno in cui il consumatore carnivoro fosse costretto a chiedere: “Qual è tra questi prodotti la vera carne?”, e la commessa: “Intende forse di cadavere animale? Guardi nell’angolo, in fondo a destra”.
Dunque, proviamo a rivoluzionare la storia? Lasciamo identici i nomi e sostituiamone il contenuto!
Portiamo avanti il controsenso intelligente, in grado di ribaltare il significato del nome di cibi violenti e insani, sostituendoli con cibi non violenti, pacifici, etici.
Annamaria Lorefice
responsabile del sito piaceretica.ch
Lascia un commento