IL FASCINO DELLE MINIERE SVIZZERE DI SALE “L’ORO BIANCO” RACCONTATO NEL MUSEO DI BEX
«Cose belle dalla Svizzera»
DA CONOSCERE: LE SEL DES ALPES, UN’ANTICHISSIMA MINIERA, LA SUA STORIA E IL TRENINO CHE PORTA NELLE SUE VISCERE
di Annamaria Lorefice
(Tutti i diritti riservati Gazzetta Svizzera – gazzettasvizzera.it)
BEX (Vaud) – Quando si pensa al sale si pensa alle assolate coste marine dei paesi mediterranei, tuttavia, oltre al sale marino, esiste anche il sale tratto da miniere terrestri, il salgemma. È poco conosciuta l’esistenza del sale delle Alpi estratto da prolifiche e millenarie miniere di alcuni Paesi del Nord. Questo ingrediente base della cucina, considerato sacro dagli antichi, è una delle rare materie prime ricavabili dal suolo elvetico. La Svizzera ha ben due importanti siti di salgemma con i quali copre totalmente il proprio fabbisogno nazionale. Sul Reno, zona ricoperta dal mare 250 milioni di anni fa, vi sono miniere a Schweizerhalle, nel cantone di Basilea campagna, la cui estrazione iniziò nel 1837 e a Riburg (Cantone Argovia). Ma le radici storiche del sale svizzero sono assai più antiche, risalgono al XV secolo, quando venne aperta la miniera di Bex, nell’odierno Canton Vaud, che per secoli rifornì di sale tutta la Svizzera.
La leggenda dell’Oro Bianco di Bex
Come leggenda narra, un pastore del luogo osservò le sue pecore prediligere sempre due sorgenti in una specifica area del pascolo. Raccolse quell’acqua in un pentolone e dopo averla fatta bollire scorse sul fondo dei piccoli cristalli bianchi, ciò diede il via all’estrazione mineraria del prezioso sale.
Nell’epoca attuale, la comunità locale ha fatto nascere un Museo, in modo da far conoscere la storia della salgemma di Bex. Un Museo che invita ad un interessante e istruttivo soggiorno a Bex da programmare per fine maggio, ideale per bimbi e ragazzi, e alla visita delle bellezze circostanti, come il Castello di Chillon sulla riva del lago di Ginevra. Tra gli illustri visitatori della miniera, il sito ufficiale riporta la visita dell’imperatrice Maria Luisa d’Austria (1791 – 1847): “Dopo aver raccolto i suoi ca- pelli biondi in un cappuccio nero, l’imperatrice Maria Luisa d’Austria entra nelle Miniere di Sa- le di Bex … Un minatore con una torcia in ma- no la precede nel cunicolo sotterraneo… Alla fine di un pozzo profondo, la giovane donna scorge un’ampia sala le cui pareti ricoperte di cristalli di gesso si riflettono in un lago salato. In quel luglio del 1814, dinanzi all’audacia di questa sala lavorata dalla mano dell’uomo, Maria Luisa per un momento non pensa più a suo marito Napoleone, esiliato nell’isola d’Elba… Questo serbatoio è oggi denominato “Réservoir Marie-Louise”.
Entriamo nel museo
In questi cinque secoli la miniera, oltre a continuare la sua attività estrattiva, è dunque divenuta anche un Museo aperto al pubblico dal 1984.
Il reticolo di gallerie e cunicoli è lungo circa 50 km, 35 gallerie furono ricavate a colpi di martello e scalpello: nei secoli scorsi non c’erano altro che le braccia di uomini capaci di sopportare fatiche inimmaginabili. Si possono osservare i loro scarni attrezzi, principalmente martelli, scalpelli corrosi dal sale, carrellini su binari di legno, lampade ad olio. I minatori scendevano per una angusta scaletta di 700 scalini che poi risalivano con il loro carico di rocce di salgemma. Ad ogni 100 scalini potevano tirare il fiato in un piccolo spazio.
Al Museo si accede salendo sul “trenino dei minatori” che porta nel centro della miniera. Si viaggia nella galleria del «Bouillet», datata 1811, “scavata a mano” per ben 12 anni, è lunga 1,5 Km e si percorre in sette minuti. Sebbene il trenino raggiunga i 450 metri sotto terra, l’aria è ben respirabile e la temperatura è di 17° in qualsiasi stagione, anche se l’umidità arriva all’80%.
Nel “Serbatoio rotondo”, ora prosciugato, e nella “Sala dei cristalli” si apprende la storia dei minatori e i vari sistemi estrattivi. Ma nella roccia c’è anche un attrattivo grande ristorante che serve il “pranzo del minatore”: raclette con patate bollite, un bicchierino di vino e un dolce liquoroso.
Le Sel des Alpes, venduto anche nei supermercati svizzeri, è puro sale delle cime in giacenza da oltre 200 milioni di anni, è estratto nel rispetto dell’ambiente e super certificato da enti indipendenti. L’industria salina svizzera offre una sessantina di tipi di sale, compreso quello antigelo. Il consumo come ingrediente da cucina resta stabile nonostante le campagne anti sale per la prevenzione delle patologie cardiovascolari.
Il sale può essere senz’altro di aiuto alla salute se utilizzato per via esterna: lavaggi, sciacqui, inalazioni idrosaline, bagni e pediluvi, oltrechè essere, come l’aceto, uno degli alleati principali per le pulizie domestiche ecologiche. Da una fontana del Museo sgorga acqua satura di sale, circa 200 grammi per litro, una concentrazione salina quasi 10 volte superiore a quella che si trova nel Mediterraneo, con effetti benefici, dicono a Bex, probabilmente simili a quelli del Mar Morto.
Attrazioni di Bex e dintorni
I lettori che volessero recarsi a Bex, hanno tempo di programmare il soggiorno per fine maggio, il museo è parzialmente accessibile anche per chi usa la sedia a rotelle.
Non solo Bex, ma l’intero territorio è fonte di meraviglie geologiche da scoprire: la grotta delle fate a Saint-Maurice, le piramidi di gesso a Villars e La Marmite Glaciaire una straordinaria buca erosa 17 000 anni fa. Una vacanza suggestiva e istruttiva per interessati alla speologia e geologia, ma anche per tutta la famiglia. info: seldesalpes.ch
lorefice.annamaria@gmail.com
Pubblicato su gazzettasvizzera.it Archivio marzo 2017
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